Il Castello del Valentino

C. Roggero Bardelli, Il Castello del Valentino, Lindau, Torino1992


Una regione detta il "Valentino"
[…] Il Valentino era dunque il nome di quel settore territoriale che si estendeva lungo la sponda sinistra del Po, a partire dal ponte fino a comprendere la residenza fluviale. Il motivo per cui nei documenti non veniva mai specificato il limite meridionale di detta "regione", consisteva nel fatto ch'esso era implicitamente contenuto nell'etimologia stessa del toponimo. La trascrizione più frequente del termine, nelle scritture tra '500 e '600, era quella di "Vallantino", un termine strettamente correlato ai caratteri orografici e geomorfologici della stessa località.
Il terreno non aveva allora un andamento uniforme e pianeggiante; la cartografia militare del primo '600 e i rilevamenti eseguiti in occasione dell'assedio di Torino del 1640, come pure gli studi redatti dagli ingegneri ducali con le diverse proposte di ampliamento della capitale annotano costantemente con segno marcato la presenza di una ripida scarpata naturale, intesa anche come barriera difensiva verso il territorio esterno. Tale assetto orografico è rappresentato con attendibile veridicità nel disegno della [Veduta della città dalla Vigna di San Vito (1620) e nella più tarda Carte de la montagne de Turin […] del 1702 dell'ingegnere La Marchia. Sono qui restituiti graficamente i limiti di quella "valle" al cui centro era situato il complesso ducale del Valentino. Un avvallamento naturale, solcato da un corso d'acqua - la "bealera" detta "del Valentino" - che nella regione di Pozzo di Strada veniva derivata dal grande canale di San Salvario, si ramificava in una serie di tre rivi che servivano l'acqua ai "prati del Valentino". […]

La villa fluviale dei Savoia
[…] Edificio di certa importanza, secondo tale descrizione, era il Valentino alla metà del '500: una villa di rappresentanza degna di accogliere i personaggi politici ai massimi gradi, dotata di giardini, di spazi e ambienti interni tali da consentire anche lo svolgersi dei cerimoniali di corte. […]
A fronte di ciò, si nota anche nella citata relazione un accenno al valore "strategico" della posizione della residenza: situata sulla sponda sinistra del Po, allora navigabile, con visuale aperta su un lungo tratto del fiume, essa era dotata di un pontile per l'attracco delle imbarcazioni. Non è da escludere che questo potesse essere l'estremo punto d'approdo prima di giungere all'unico ponte in legno che collegava la città con la strada pedecollinare, verso il Monferrato, sull'opposta riva. Dal Valentino si poteva risalire con facilità il pendio e, per via dio terra, raggiungere la porta meridionale di Torino, mediante la grande strada per Pinerolo e Nizza, (l'attuale via Nizza) situata a breve distanza. Il carattere di "postazione" difensiva, nodo funzionale nella trama dei percorsi extraurbani e luogo di avvistamento rispetto al fiume, potrebbe essere una delle ragioni della persistenza e conservazione di quell'unica torre, segnalata dalle fonti coeve, posta sulla testata a sud del fabbricato. […]
Gli appezzamenti agricoli erano coltivati a vite e a frutteto, con piante di fichi e di mele per la produzione di sidro, mentre dal gran bosco, verso Moncalieri, veniva tagliata la legna. Negli stessi anni don Amedeo ordinò di intervenire anche sull'assetto dei corsi d'acqua, con la razionalizzazione del sistema delle tre "bealere" d'irrigazione - la "bealera del Valentino", "la balera del Valentino chiamata il Fosso Grande", la "bealera dei montrussi", nella dizione delle fonti - con la costruzione di una grande fontana posta tra il fiume e il giardino e collegata alla residenza con una nuova strada, nonché di una "peschiera" come vivaio di trote. […]

Per un'archeologia del '500
[…] La struttura d'impianto della fabbrica cinquecentesca, inglobata ora nell'ala sud del corpo aulico parallelo al Po e compresa tra il salone centrale e la torre verso Moncalieri, era quella di un edificio di dimensioni assai ridotte rispetto alle attuali. Esso era costituito da una "galleria" aulica prominente verso il Po, situata in corrispondenza del settore dell'avancorpo centrale, la quale coincideva con la sala "delle colonne" al piano terreno. Una seconda galleria, parallela al fiume, era costituita dalla sequenza di due stanze e di un "gabinetto". Sulla testata a sud del fabbricato, lievemente avanzata rispetto al filo del muro perimetrale, si ergeva la torre di avvistamento, dotata di una propria scala indipendente
La residenza ducale a due piani fuori terra sul lato rivolto verso l'attuale cortile, risultava essere invece di quattro piani sul lato verso il Po, dove era situato l'ingresso principale.
Dal grande portone, al piano dei locali di servizio e delle cucine, si accedeva a una prima sala superiore, caratterizzata nel suo impianto architettonico da rapporti proporzionali armonici verificati nel rapporto di 2 a 3, quindi sesquilatera, situata a livello dell'attuale seminterrato. Da questa sala, […], attraverso un ambiente di passaggio si poteva accedere direttamente ai giardini bassi e, per un sentiero, discendere il bordo del fiume. In questo settore dei giardini "verso Torino", all'esterno, era collocata un'altra struttura di recente individuata: un'ampia scala elicoidale di notevole fattura e intonacata (che si diparte dal livello del secondo seminterrato) conclusa nel tratto terminale da tre nicchie, che delimita al suo interno un pozzo a pianta circolare o, forse, l'antica ghiacciaia.
La funzione della gran galleria, o loggia aperta sul Po era quella di mettere in comunicazione l'interno del palazzo e la sequenza delle scale con il giardino superiore, sostenuto dal gran muraglione, che era stato sistemato sul lato dove oggi si trova l'Orto Botanico. […]

L'architettura della magnificenza: la residenza di Cristiana di Francia
[…] Sul modello francese del "pavillon-système", mediato dalla rilettura del trattato sull'architettura del Serio, il Valentino divenne la "maison de plaisance" della principessa, in adesione a un progetto fortemente caratterizzato dalla presenza di due torri sul Po, alle testate del corpo di fabbrica principale parallelo al fiume, e da due padiglioni anteriori più bassi. Un sistema continuo di portici simmetrici terrazzati, conclusi in forma di emiciclo, collegava le quattro strutture architettoniche emergenti.
Il gran cortile d'onore quadrato si costituiva come l'elemento centrale del complesso. Esso era spazialmente definito sull'incrocio dell'asse primario di simmetria (coincidente con il percorso aulico d'ingresso dal fiume e tramediante il salone centrale) con l'asse traverso su cui si reggeva, nella dimensione del "loisir", la fruizione dei due giardini quadrati laterali
Il nucleo principale dell'edificio rispondeva ai canoni di un disegno "essenziale" di impianto, rigorosamente impostato sul principio di simmetria, che si traduceva in un'organizzazione modulare di saloni quadrati concatenati tra loro.
L'atrio al pino terreno, la scala d'onore e il salone al piano superiore, rappresentavano il fulcro dello schema tipologico formale e strutturale del grande palazzo.

Il progetto castellamontiano di ingrandimento dell'edificio si configurò come un progetto globale di "reivenzione" della fabbrica ducale. Da un lato esso trovava precise rispondenze nell'architettura dei castelli di Francia, codificati come modelli nell'opera del Du Cerceau, e dall'altra intendeva porsi come formulazione concreta e propositiva del "tipo" del palazzo aulico seicentesco, precoce riferimento anche per le realizzazioni architettoniche urbane dell'aristocrazia torinese nel primo '600. [...]
L'integrazione tra il nuovo e l'antico fu la conseguenza di un progetto d'ampliamento attento alla "regolarizzazione" geometrica dell'impianto planimetrico, che affidava alla facciata sul Po - tutta costruita ex novo a eccezione forse dell'avancorpo centrale - il compito di restituire una immagine unitaria e aulica della residenza trasformata per volere della committenza. Allora venne inglobata nelle nuove strutture e ricondotta entro i limiti del nuovo allineamento delle murature perimetrali anche la torre esistente, che in origine si trovava in una posizione avanzata e sporgente rispetto al filo del fabbricato.
Nel settore centrale, superiormente alla loggia aperta e "passante" - l'attuale sala "delle colonne" - fu sistemato il grande salone d'onore a doppia altezza. A sottolineare, […], la centralità degli ambienti di rappresentanza era non solo l'emergere dell'avancorpo con le grandi aperture ad arco, e la differente tessitura muraria a bugnato piatto, ma soprattutto la grandiosa prefigurazione dello scalone esterno, a rampe simmetriche, di discesa alle terrazze inferiori sul Po. […]
Si preferì pertanto, nella realizzazione, inglobare quell'unica torre - situata sul lato verso Moncalieri - all'interno di un'altra torre ben più larga e imponente, e di costruirne una seconda, identica, sulla testata opposta del corpo aulico del fabbricato.
Tutto il sistema di copertura fu invece realizzato secondo modello e tecniche del tetto "alla francese", con due falde a forte pendenza e ricoperto in lose.


Verso nuove destinazioni funzionali
Per tutto il '600 e il secolo successivo il Valentino, non più utilizzato come residenza ducale, fu vissuto come "luogo" privilegiato per le feste pubbliche sulle sponde del Po, per gli spettacoli che talora si svolgevano nei giardini laterali. […]
Una decisione fu presa, nel periodo del governo francese, dalla Commissione esecutiva del Piemonte che destinò a sede della nuova Scuola di Veterinaria in Torino il Valentino, […]. Nel testo del decreto istitutivo della scuola (19 dicembre 1800) erano esplicitate le ragioni sottese a tale scelta localizzativi, giacché si prevedeva di costituire nella stessa zona un "polo funzionale", legato alle discipline delle scienze naturali applicate. […]
Fino alla Restaurazione la Scuola di Veterinaria fu ospitata nell'edificio castellamontiano. […]
Restava tuttavia ancora aperta e irrisolta la questione della destinazione del fabbricato, considerato una sede non più consona all'abitazione dei Reali. Si decise allora di utilizzare stabilmente il Valentino come caserma, a fronte della necessità di reperire nei pressi della capitale luoghi idonei per alloggiare le truppe da addestrare in un periodo segnato dalla guerra e in cui si guardava anche alla riorganizzazione dell'esercito. […]

Il progetto di "ampliazione e restauri" per l'esposizione nazionale del 1858
[…] l'edificio fu prescelto come sede idonea per la "Sesta Esposizione Nazionale di prodotti dell'industria", inaugurata a Torino il 20 maggio 1858, pensando, in prospettiva più remota, a una sua destinazione come sede mussale permanente.
In tale contesto il Valentino, negli anni centrali dell'800, può essere assunto come uno degli indicatori delle generali tendenze liberistiche della politica economica cavouriana, oltre che come termine di verifica dei programmi contenuti nella pianificazione di Torino sul tema dei "parchi urbani" e del verde pubblico, della sistemazione delle sponde fluviali e dell'espansione edilizia della città. […]
Nel generale quadro della pianificazione della metà dell'800 l'antica residenza sabauda fu assunta come nodo urbanistico decentrato di notevole rilevanza e il suo ruolo, consolidato sul margine delle sponde fluviali, divenne quello di mediazione tra spazi urbanizzati e area espositiva, tra la città e il nuovo parco. In questa fase il Valentino fu interpretato e trasformato in "castello" - una definizione tutto ottocentesca che non trova riscontro nelle fonti documentarie antecedenti - irrigidito secondo un'organica prefigurazione di struttura unitaria. La primitiva organizzazione compositiva impostata sull'accesso dal fiume fu ribaltata, per cui divenne prioritario e definitivo l'affaccio "urbano" dell'edificio, inquadrato nel sistema dei viali di collegamento con la città. […]
Nell'arco di soli dieci mesi, quindi con une tempestività eccezionale imposta dall'urgenza del caso, fu realizzata e completata l'opera di restauro dell'edificio aulico degradato e furono costruite, previa demolizione delle strutture esistenti, le nuove ali espositive dove dovevano essere collocati i prototipi e i macchinari dei più importanti settori produttivi nazionali: meccanico, serico e metallurgico. La sistemazione delle grandi macchine nelle due maniche parallele laterali giustificava sia il progetto sia il ventaglio delle scelte alternative. […]
Secondo le indicazioni fornite dal Ministero delle Finanze si intervenne dunque nel Valentino modificando radicalmente il disegno originario dell'impianto seicentesco.
Fu demolito il sistema castellamontiano dei portici terrazzati che collegavano le torri a lato del corpo principale dei due padiglioni anteriori: sul luogo furono costruite ex novo due maniche laterali espositive, a due piani fuori terra, nettamente più larghe rispetto alle preesistenti gallerie porticate. Di poco successiva (1862) fu ancora la demolizione dell'emiciclo o "Ferracavallo" conclusivo che definiva lo spazio aulico del "teatro" o corte d'onore: esso fu sostituito da due corpi terrazzati edificati sul prolungamento delle nuove maniche, tra loro collegati in testata da una cancellata in ferro con colonne di granito. […]
Con l'inaugurazione ufficiale dell'Esposizione si concluse questa fase di radicale e complesso intervento di "restauro" dell'edificio. Il Valentino, trasformato da villa fluviale e "maison de plaisance" sabauda in "castello" monumentale, aveva assunto ormai una nuova immagine e configurazione architettonica, quella restituita dalle illustrazioni del Catalogo […]e degli Album descrittivi […] pubblicati per l'occasione. […]

Un "castello" per la Regia Scuola di applicazione per gli ingegneri e per il Politecnico di Torino
[…] Il castello fu assegnato come sede permanente alla "Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri" di Torino. istituita con la legge Casati del 13 novembre 1859, e quindi fu concesso in proprietà al "Regio Politecnico" di Torino, creato con la legge dell'8 luglio 1906, n. 321. […]
La sistemazione dei laboratori e delle aule non richiese, nella fase iniziale d'avvio delle Scuola, grandi lavori, secondo quanto scriveva nel 1884 il professor Giovanni Curioni. Come accennato in precedenza furono invece portati a compimento quegli interventi di restauro al castello, già previsti dal progetto del 1857. In questi anni fu demolito l'emiciclo porticato (1862), sostituito dalle nuove terrazze su portici con i due piccoli padiglioni in testata e dalla cancellata d'ingresso.
Una Convenzione stipulata tra il Ministero delle Finanze e la Municipalità decise anche (1864) l'assegnazione alla Scuola di Applicazione dell'area posta a sud del castello, area su cui insisteva nel '600 uno dei due giardini quadrati simmetrici a lato della residenza. Alla base di questa permuta di terreni era l'opportunità discussa e sostenuta da Quintino Sella in accordo con l'allora direttore della Scuola, Prospero Richelmy, di trasferire al Valentino le attività connesse alle esperienze idrauliche che fino ad allora venivano effettuate nello stabilimento della Parella. A tale scopo fu costruita, con fasi successive (1868-1880) di ingrandimento e completamento del fabbricato, la nuova manica parallela al Po. Il progetto esecutivo degli edifici "per le esperienze idrauliche" firmato dallo stesso Prospero Richelmy, fu integrato da un ulteriore progetto dell'Ufficio d'Arte del Comune, a firma dell'ingegner Edoardo Pecco (16 marzo 1869). […]
La necessità di reperire al Valentino nuovi e più spaziosi locali ritenuti necessari allo svolgersi dell'attività didattica e di ricerca, innescò, a partire dall'ultimo quarto dell'800, un processo continuo di discussioni, progetti e realizzazione di nuovi fabbricati sull'area del cortile a sud. Un fenomeno del tutto analogo alla situazione attuale, che vede oggi il completamento della costruzione di una nuova manica sul lato del cortile adiacente la Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti. Vennero edificati (1897-99) i fabbricati con impianto "a pettine" nella zona più vicina all'ingresso, intorno ai quali andarono ad aggregarsi il "laboratorio per gli studi sperimentali di aeronautica" (1912-1913) su progetto del professor Modesto Panetti, un officina meccanica con laboratori (1923-31) e nuove aule (1946-48). […]


L. Beltrami, Il Reale Castello del Valentino innalzato dalla Duchessa Maria Cristina di Savoia, Colombo & Cordani, Milano post 1888

[…] A quel modo che rimase sconosciuto lo stato del Valentino quale venne trovato da Maria Cristina, così rimase incerto assai lo sviluppo che questa diede alle nuove costruzioni: gli scarsi documenti accennano, incidentalmente, a terrazze, gallerie, padiglioni, bagni, teatro, cappella, ecc., e riportano qualche misura; ma tutto ciò è insufficiente a ricostituire le linee generali dell'edificio. I soli documenti grafici i quali servirono a guidare, sia gli scrittori nelle varie ipotesi messe innanzi, che gli architetti i quali progettarono le aggiunte fatte all'edificio in questo secolo, si riducono alle due tavole incise in rame che Gioffredo diede al Theatrum Statutum Regiae Celsitudinis ecc. pubblicato in Amsterdam, e a due dipinti della stessa epoca, l'uno conservato attualmente al Museo Civico di Torino, l'altro in un medaglione della sala detta del Valentino del castello stesso. Le due incisioni di Gioffredo rappresentano le vedute prospettiche del Castello del Valentino dalla parte del fiume e dalla parte dell'ingresso: in entrambe l'edificio risulta costituito da un vasto corpo di fabbrica a due piani, parallelo al corso del fiume, con padiglione centrale e quattro padiglioni più alti ai lati: altri quattro padiglioni si trovano allineati parallelamente ai primi e collegati con questi da portici coperti a terrazzo, per modo che ne risultano tre grandi corti, delle quali le laterali sono a giardino, la centrale libera invece e chiusa, anziché da portico rettilineo, da galleria a semicerchio con un padiglione centrale il quale costituisce l'ingresso principale del Castello.
In tutto, l'edificio conta dieci padiglioni: dall'ingresso principale si dipartono tra grandi viali alberati, dei quali uno conduce direttamente alla porta della città - rappresentata nel disegno col recinto delle palizzate di difesa e il ponte levatoio disposto sul fossato - gli altri due terminano ad un grande viale che da quella porta di città si stacca in linea retta: verso Moncalieri il castello è fiancheggiato da un bosco cintato: si nota infine il grande terrazzo lungo il Po, sostenuto da muraglioni decorati colle scale di discesa alla parte centrale, le quali racchiudono un motivo architettonico con nicchie e una grotta centrale che contiene la statua allegorica del fiume.

Fig. 1. Castello del Valentino. Pianta del piano terreno

Fig. 2. Castello del Valentino. Pianta del piano nobile

Fig. 3. Castello del Valentino. Pianta del secondo piano e sottotetto

Fig. 4.Castello del Valentino. Prospetto verso il Po

Fig. 5. Castello del Valentino. Prospetto verso la città

Fig. 6. Castello del Valentino. Sezione longitudinale

Fig. 7. Castello del Valentino. G. T. Borgonio, Valentini prospectus versus Eridanum, 1628

Fig. 8. Castello del Valentino. G. T. Borgonio, Theatrum Sabaudiae

Fig. 9. Castello del Valentino. Veduta della città di Torino dalla zona collinare di san Vito, sec. XVII

Fig. 10. Castello del Valentino. C. Castellamonte, Particolare della facciata principale

Fig. 11. Castello del Valentino. A. Angeli, Il reale castello del Valentino presso Torino. Veduta

Fig. 12. Castello del Valentino. Plan di Palais du Valentin a Turin. Planimetria

Fig. 13. Castello del Valentino. Tipo regolare di un tratto del corso del fiume Po, XIX sec. Planimetria

Fig. 14. Castello del Valentino. P. B. Ketttmann, Proposta per un concorso di parco pubblico sui terreni demaniali al Valentino, 1854. Planimetria

Fig. 15. Castello del Valentino. D. Ferri e L. Tonta, Progetto di ampliazione e restauro, 1857-58. Veduta

Fig. 16. Castello del Valentino. Castello del Valentino. D. Ferri e L. Tonta, Progetto di ampliazione e restauro, 1857-58. Pianta

Fig. 17. Castello del Valentino. L. Tonta, Rilievo planimetrico del pianterreno e del corpo centrale dell’edificio, 1850. Pianta

Fig. 18. Castello del Valentino. Veduta

Fig. 19. Castello del Valentino. Scenografia della città e Cittadella di Turino, 1670 ca. Veduta

Fig. 20. Castello del Valentino. [Veduta prospettica della residenza], 1625-50. Veduta

Fig. 21. Castello del Valentino. Carta topografica ella regione del Valentino, inizio secolo XVIII. Planimetria

Fig. 22. Castello del Valentino. M. Nicolosino, Il Reale Castello del Valentino presso Torino, 1824. Veduta

Fig. 23. Castello del Valentino. M. e G. Roda, Progetto di un Giardino pubblico per la Città di Torino, 1855. Palnimetria

Fig. 24. Castello del Valentino. D. Ferri, [Progetto di ampliamento con le nuove gallerie espositive], 1858. Assonometria a cavaliera

Fig. 25. Castello del Valentino. Pianta del castello del Valentino indicativa dei locali destinati alle diverse classi di prodotti ammessi all’Esposizione Nazionale del 1858 a Torino, 1858. Pianta